I venti mesi di lotta di liberazione non costituiscono soltanto una vicenda militare, ma anche un'esperienza politica e umana i cui protagonisti sono insieme i partigiani che maturano come uomini e donne nella lotta, e la popolazione in mezzo alla quale essi combattono. Di qui l'impostazione del lavoro e la sua originalità metodologica: il legame tra dimensione antropologica e sociale, l'attenzione al carattere di coralità degli avvenimenti, l'ampio ricorso a fonti orali e il loro inserimento nel racconto.
L'osservatorio scelto dall'autore comprende le valli del Sangone e del Chisola e la bassa valle di Susa, un'area che per la sua vicinanza a Torino presenta specificità significative. Accanto ai partigiani si trovano infatti i pastori-contadini dell'alta valle, i contadini-operai delle fabbriche valligiane, gli operai pendolari del Lingotto e di Mirafiori, gli sfollati: una popolazione eterogenea, analizzata nel suo crescere e schierarsi di fronte all'emergenza della guerra e della lotta antifascista. Lo stesso mondo partigiano è composito, con il formarsi di brigate di diverso orientamento politico che maturano senza i condizionamenti di un comandante carismatico, attraverso un confronto talvolta difficile ma libero e fecondo. Ne risulta un'esperienza di democrazia vissuta giorno per giorno, fronteggiando le urgenze della guerra, dell'autogoverno, dell'amministrazione della giustizia, della difesa collettiva di fronte ai rastrellamenti.
Il libro offre, secondo le parole di Guido Quazza, un esempio di storia della Resistenza "nuovo nella metodologia e nell'interpretazione" che ,trae dalla microstoria una capacità rievocativa più profonda e intensa e perciò stesso più illuminante anche sulla macrostoria».